Qui di seguito riportiamo alcuni estratti dal libro “La Ricerca della Felicità” di Jiddu Krishnamurti, pensatore indiano del 900′, egli fu uno dei primi negli anni 70′-80′, insieme al Movimento arancione di Oshio, a divulgare e far conoscere all’Occidente la filosofia ed il pensiero asiatico-indiano, incentrato sui concetti della conoscenza di se stessi e la meditazione.
“Quando osservate la vostra mente, non sono solo i livelli cosiddetti superiori a essere oggetto dell’osservazione, ma anche l’Inconscio. In tal modo, potete vedere quel che la mente effettivamente fa, non è così? É questo l’unico modo di esplorarla. Non sovrapponete all’osservazione la vostra idea di ciò che dovrebbe fare, di come dovrebbe pensare o agire, e così via; in tal modo, finireste solo per produrre una serie di asserzioni.
In altri termini, se dite che la mente dovrebbe fare questo e non fare quello, di fatto cessate di indagare e di riflettere…Qual’è la funzione della mente? Per scoprirlo, bisogna sapere quel che la mente effettivamente fa. Cosa fa la mente? Tutto consiste in un processo di pensiero, non è così? Altrimenti, la mente non è presente. Fin tanto che la mente non pensa, consciamente o inconsciamente, non c’è coscienza….”
“Quando desidero il silenzio della mente, cos’è che si verifica? Cosa avviene? Capisco l’importanza di avere una mente silenziosa, una mente tranquilla, Per varie ragioni: perchè le Upanishad o altri testi sacri hanno detto così, e anche, occasionalmente, perché io stesso sento quant’è bello essere silenziosi, perché tutto il giorno la mia mente è così ciarliera. A volte sento quanto è bello, quanto è piacevole avere una mente placida, silenziosa. Il desiderio è allora quello di avere esperienza del silenzio.”
“Le nostre menti sono talmente ingombre della conoscenza di un’infinità di dati, di ciò che altri hanno detto, che siamo divenuti incapaci di essere semplici e di avere noi stessi delle esperienze dirette. Questi problemi richiedono una nuova impostazione; ma questa è possibile solo se internamente siamo davvero semplici. Quella semplicità scaturisce dall’autoconoscenza, ossia dalla comprensione di noi stessi, delle modalità del nostro pensare e sentire, dei movimenti dei nostri pensieri, delle nostre reazioni….Se non si è semplici, non si può essere sensibili – agli alberi, agli uccelli, alle montagne, al vento, a tutte le cose che accadono intorno a noi nel mondo; se non si è semplici, non si può essere sensibili alle risonanze interne delle cose.”
La Vita di Krishnamurti
